50. VIVERE DI AMORE.

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dovrebbe portarsi i segni della propria sofferenza nel proprio corpo
e non scaraventare addosso agli altri tutte le possibili frustrazioni
interne e che provocherebbero inutili sofferenze. Il suggerimento di
Paolo nella conclusione della frase è di far governare nella propria
anima e nel proprio cuore la Grazia del Signore nostro Gesù Cristo da
donare ai fratelli.
E importante l’insegnamento insegnatoci da Giovanni Paolo II, il
quale non disdegnò di mostrare le sue sofferenze fisiche al mondo
fino alla fine dei suoi giorni, non si sottrasse al Ministero apostolico
e mai provocò disagio al prossimo. La sua presenza sulla terra si
concluse nel nascondimento e nella preghiera incessante a Colui
che in Polonia lo chiamò alla vita sacerdotale e che dalla Polonia lo
condusse a Roma per governare la Sua Chiesa.
Esperienza di sofferenza e di morte, potrei testimoniarlo, è presente
prepotentemente nella vita dell’autrice. La sua esperienza la esprime
con delicatezza e in punta di piedi, anzi in “punta di penna”, tra
pentole in cucina, spesa al supermercato, mentre rientra a casa dopo
aver impollinato di bene e parlato di Fede nei luoghi di sofferenza
della nostra città.
Tre ministeri sono evidenti e che caratterizzano la vita di Loreta: la
Fede, la testimonianza e la penitenza nella sofferenza. La Fede la vive
con devozione, non da bigotta, ma con la testimonianza, donando il
sapore giusto con l’olio della penitenza vissuta nella sofferenza.
Grazie, Loreta per quello che ci doni!

Fr. Giacomo Teofilo, frate minore 16 luglio 2013