9. L’UOMO VESTITO DI BIANCO.

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ha subìto l’attentato ed il primo intervento, ricoverato

più volte in ospedale prima per eliminare la pallottola
omicida poi per frattura, poi per un tumore, fino
alla fine dei suoi giorni con del Parkinson il morbo,
con la tracheotomia alla faringe. Ci ha insegnato a

“non aver paura” a mostrare la sofferenza, a
non nascondersi, ad offrirla come dono, a
assemblarsi, ad unirsi, a continuare a
pregare insieme, guardando sempre in Alto a

chi, Maestro esemplare, ha preso su di sé
ogni pena possibile per il fine della salvezza.
Questo, perciò è l’insegnamento: soffrire con gioia
ed offerta, palesemente, serve ai vicini, salva tante anime,

che si prendono cura, frequentano gli ammalati, si
mettono in gioco, si muovono con carità per lenire i dolori. Egli l’ha ironizzata, scherzava dicendo dall’Ospedale Gemelli
che il Suo corpo mai aveva avuto tante attenzioni.

Grazie, perché, ai piedi della Croce ti sei santificato per tutti offrendo, sofferente, i tuoi spasimi spirituali e corporali.

Amen­­