9. L’UOMO VESTITO DI BIANCO.

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Uomo – Sacerdote – Beato del mio tempo

Viandante, cercatore insaziabile di Dio, da subito
toccato nel dolore e negli affetti con la perdita
della cara madre a nove anni, del fratello e della
sorellina Olga, rimasto col solo padre hai girato

per santuari, arricchendo con la preghiera e con la
devozione i semi di divinità, non staccandoti dalla
vita, ma piano piano sei diventato il tralcio
più forte, robusto, avvinto come l’edera, succhiando

il dolce nettare, la linfa vitale per essere pienamente
uomo, non lasciando la Santa Eucaristia quotidiana. Sei
cresciuto nello studio, nella cultura, nell’impegno, hai
sentito e seguito la voce, sei diventato Sacerdote

dell’Umanità. Chi poteva al tuo posto prendere in mano
le redini mondiali del popolo tutto alla ricerca
della Verità, del Bene, del Bello, del Buono. Costruito
e formato nella sofferenza fisica e spirituale, la

tua volontà si è imperniata sul desiderio-centro
di vincere il male col bene. Hai vissuto nel vorticoso
Novecento, pieno di guerre e di dissidi, di domini
Totalitari, narcisistici, aberranti, prevaricatori di

ogni libertà hai detto ai tuoi amici e giovani, di teatro
non impugno le armi per difendere la Patria, bensì
uso la Parola, la vita, gli scritti, metto me stesso
al servizio della società, offrendomi in olocausto.

La gente ha capito che eri di tutti, ti sei fatto