(Mt, 8,17). Sulla Croce ha dato un nuovo senso
al dolore umano, compresa la malattia, perché ha sofferto
nella Sua vita terrena ed ancora patisce nel Suo corpo
che è la Chiesa. Il malato credente vive ogni giorno
e soffre in comunione con il Cristo (Mt, 25,40).
La malattia non è punizione, ma redenzione, prepara
il giorno in cui Dio asciugherà ogni lacrima, unisce a
Lui, più non ci saranno né pianto né dolore. Dopo la lunga
degenza, seguita all’attentato in Piazza San Pietro,
Giovanni Paolo II scrisse una lettera sul dolore e
in seguito una istitutiva della Giornata Mondiale
del malato (13 maggio 1992), con l’obiettivo
di valorizzare ogni ammalato sul piano umano e
soprannaturale, coinvolgendo le comunità cristiane,
il volontariato. Egli, tra le altre cose, a proposito della sofferenza, ha detto:”Soffrire tutto significa,
come un canale speciale di comunicazione, è aprire
tra noi e Gesù sulla Croce, è offerta e partecipazione
all’opera delle forze salvifiche di Dio donate
all’umanità in Cristo. I malati sono le più attive e
preziose membra nella Chiesa. Un’ora della loro sofferenza
sopportata con pazienza può valere più che tutte le attività
del mondo fatte solo per se stesse. Non lasciare bisogna
il malato nella solitudine. Gesù ci ha avvertito: verterà
uno dei punti del giudizio finale su questa opera di misericordia: Ero malato e mi avete visitato (Mt, 25,36.43).