GRAZIE, SE NON SONO CAPITA
Grazie se posso capire, non sono compresa.
Ho cercato giustizia, ho chiesto, ho dovuto tutto patire.
Mi sono attirata maldicenze, critiche,
incomprensione, calunnie, persecuzioni, offesa,
minacce, per la ricerca dell’equità.
Mi soccorri, Signore, proprio nella fragilità
più completa, quando sono nella grande angoscia,
sai le mie pene, conosci le mie difficoltà,
nei miei confronti le tante indifferenze.
Sai che vorrei abbandonare tutto, scappare
nel deserto della pace con Te, del dialogo
con Chi ha compassione di me, con Chi amico,
mi è, confidente, per cui io grido: “Padre”,
dal profondo della mia anima, della
mia sofferenza: “ Abbà, non mi abbandonare”.
È così sottile il male, si annida nella
furberia, nella malvagità, nel condannare,
nella perfidia assunta a alta conoscenza,
nell’imposizione dell’opinione falsa,
nella non curanza assoluta, nell’ingannare,
sì, perché tanto sta bene a me la cinica apatia: non posso
scomodarmi a venirti incontro. Non voglio
perdere tempo, ti considero malato. Ti ho
per questo giudicato, etichettato e mi chiedo
dov’è la comprensione che ti dovevo come fratello?