i malati, dando la vista ai ciechi, sfamando
gli affamati, risuscitando i morti, hanno riportato
oggi la vittoria definitiva sulla morte che è passaggio
dalla vita terrena alla vita eterna, da questo mondo
al Regno di Dio. Questo è il canto del cristiano
nel giorno di Pasqua, festa delle feste, perché Cristo
è risorto quale primizia di tutti noi ed è iniziato
un processo di trasfigurazione in ogni creatura.
Festeggiamo, quindi, questo giorno di grande
gioia, impegnandoci come discepoli a vivere
del Risorto, a testimoniare che l’umanità ha
un futuro grande in cui il male, il dolore, il peccato,
la morte non avranno più l’ultima parola sul mondo,
perché essa è la vita piena annunciata dal Signore.
Che dire, dunque, all’uomo colto sul come e perché
credere? Questa domanda suona come una sfida a
ciascuno di noi; è dalla risposta che dipende la
possibilità di successo della fede oggi. L’uomo ha
nostalgia d’Infinito, che trova corrispondenza
nella sua natura, che aspira alla conoscenza, alla
risposta ai tanti interrogativi, all’inquietudine
del cuore. Tutto grida per l’esigenza di qualcosa
che riempia il vuoto: conoscerti io voglio Te
ignoto – diceva Nietzsche che, rimasto solo,
levava le mani al Dio ignoto che a fondo
penetrava nell’anima. Pasqua è l’annuncio
che questo Ignoto Mistero è risorto. È diventato,